Da quando Vladimir Putin è salito al potere, nel 1999, i radicali sono stati l’unica forza politica in Italia a denunciare, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, i suoi crimini: il genocidio in Cecenia; la lunga catena di omicidi di giornalisti e di suoi oppositori (Politkovskaja, Litvinenko, Nemtsov...); l’aggressione della Georgia (2008) e dell’Ucraina (2014); l’appoggio decisivo al dittatore siriano Assad e al generale/dittatore libico Haftar; la chiusura definitiva di ogni spazio di dissenso (caso Navalny).
Ma Radicali Italiani ha denunciato anche l’acquiescenza e le complicità italiane nei confronti del nuovo Zar: dal ruolo giocato da ENI e ENEL nello smantellamento dell’impero economico di Khodorkovsky alle 30 onorificenze della Repubblica attribuite a uomini del regime di Putin dal 2014; dall’“amico Putin” di Silvio Berlusconi all’accordo, ancora in vigore, stipulato da Matteo Salvini col partito di Putin nel 2017, a Mosca.
"Non c'è Pace senza Giustizia": bisogna rilanciare la lotta contro Putin, rafforzare la nuova Resistenza Ucraina; sostenere il lavoro della Corte Penale Internazionale firmando la nostra petizione
“Putin all’Aja”; dare volto e voce ai tanti russi che, nonostante tutto, si oppongono al regime di Mosca.